
Non è una saga: è un cammino, una visione, una scintilla che non vuole essere fuoco, ma compagnia. Se sei pronto, non leggere: attraversa.
“L’Alba del Loto” racconta la storia di Kiya, una bambina segnata da un episodio traumatico che diventa il motore della sua crescita e del suo impegno per la giustizia. Attorno a lei ruota un gruppo di figure intense: Ahmose, artigiano visionario capace di trasformare la pietra e il fuoco in simboli di speranza; Nedjem e Tiah, compagni di lotta; Issar, fragile e umano e il re Nahek, incarnazione del potere crudele. La città di Kirion è lo sfondo di battaglie, costruzioni e rivoluzioni silenziose. I temi centrali sono la memoria, la resistenza, la responsabilità individuale e collettiva. La narrazione intreccia momenti di violenza e brutalità con passaggi lirici e meditativi, descrivendo con intensità il paesaggio, gli oggetti e i gesti. È un racconto che tratta di piccoli eroi senza corona e della capacità di trasformare il dolore in forza, senza svelare del tutto l’esito del conflitto, ma lasciando intravedere la possibilità di una rinascita
L’alba del loto è un viaggio dell’anima, un cammino che si apre come un fiore nel silenzio dell’acqua. Francesco D’Alessandro ci accompagna tra pagine intrise di luce e ombra, dove ogni parola sembra nascere da una meditazione profonda sul senso dell’esistenza, sul dolore, sull’amore e sulla rinascita. Il loto, simbolo di purezza che sboccia anche nel fango, diventa metafora della condizione umana: la capacità di ritrovare la bellezza anche nelle pieghe più oscure della vita. La scrittura di D’Alessandro è poetica, vibrante, quasi musicale — ogni frase ha il ritmo di un respiro consapevole, ogni immagine si posa come una carezza sul cuore del lettore. C’è qualcosa di intimo e universale in queste pagine: la nostalgia del passato, la ricerca di sé, il bisogno di perdonarsi. L’autore non racconta soltanto una storia, ma ci invita a guardarci dentro, a riconoscere i nostri stessi petali feriti, a scoprire che dentro di noi, nonostante tutto, c’è sempre un’alba pronta a nascere. L’alba del loto è un libro che non si legge soltanto: si vive, si sente, si respira. Quando lo si chiude, resta la sensazione di aver toccato qualcosa di sacro e fragile insieme — la certezza che anche nel fango più profondo può fiorire la speranza. Bravissimo Francesco !